Auspici e pensieri dell’Arcivescovo di Milano, Mons. Mario Delpini
1. La sfida
Siamo pochi e inermi. Vogliamo combattere un nemico potente, armato, aggressivo.
Siamo determinati a vivere nella legalità e osservare le regole. Vogliamo contrastare organizzazioni che fanno della trasgressione un vanto e deridono la legalità. Abbiamo mezzi e risorse modeste. Vogliamo combattere nemici che dispongono di mezzi praticamente illimitati.
Siamo forse ingenui e velleitari?
No. Siamo seminatori. Seminatori di futuro, di libertà, di bene comune
2. Il compito educativo
Abbiamo capito che l’indebitamento e l’usura non rappresentano solo una questione economica ma culturale. Perciò la nostra azione si inserisce nel generale compito della Chiesa che è quello educativo.
Voi siete impegnati in quel compito così necessario oggi dell’educazione all’uso del denaro. Come diceva Papa Pio XI “Il denaro è un ottimo servitore, ma un pessimo padrone”.
Occorre impegnarsi per
- educare, in particolare i giovani, a stili di vita basati sulla “sobrietà”;
- formare una mentalità che promuove “legalità” e l’onestà;
- indicare nei beni, compreso il denaro, il loro vero fine che è la condivisione e il bene comune.
Educare dunque a una “solidarietà” che partendo dall’ascolto del grido dei poveri deve ispirare una nuova economia: una finanza non più e non solo per il profitto, ma in favore dell’essere umano integrale.
3. La “bonifica antropologica”
La comunità cristiana si fa carico del compito educativo come una provocazione alla libertà esercitata nel realismo del vissuto.
La libertà si può praticare se si comprende anzitutto come gratitudine: noi siamo quello che abbiamo ricevuto. Siamo tutti, immensamente, eternamente debitori. Non hai nulla che tu non abbia ricevuto. La schiavitù è la condizione di chi vive non nella gratitudine, ma nella paura, sotto la pressione della minaccia che impone di restituire, nell’oppressione che ignora il perdono.
Mentre noi diciamo: “rimetti a noi i nostri debiti, come noi li rimettiamo ai nostri debitori”, l’usura minaccia: “restituisci quello che mi devi con gli interessi, altrimenti ti rovino, e rovino la tua vita e la tua famiglia”.
Dobbiamo tutti ricordarci che siamo debitori nella concretezza della vita e dei legami sociali: di coloro che ci hanno preceduto, dei fratelli con cui conviviamo oggi, così come delle future generazioni. E per noi credenti l’uomo è per essenza debitore di fronte a Dio, dal quale tutto ha ricevuto, e di fronte agli altri. La sorprendente novità Evangelica che preghiamo ogni giorno nel Padre Nostro (Mt. 6,12) arriva al rimettere i debiti nel perdono. Il perdono al fratello non è la condizione del perdono di Dio, ma la prova che ci ha trasformati.
La nostra esperienza del debito condonato ci motiva a denunciare le cause e gli effetti di un’economia basata sul consumo ossessivo e sul solo profitto. Questa idolatria produce accanto a una ricchezza per pochi, condizioni di vulnerabilità e impoverimento che coinvolgono non solo i poveri tradizionali ma anche persone, famiglie e piccoli imprenditori la cui situazione finanziaria risulta compromessa e quindi non riescono più a onorare i debiti accumulati.
Persone che si trovano costrette a chiedere un aiuto alla Chiesa che interviene grazie alla vostra azione con l’ascolto, l’accompagnamento e la consulenza finanziaria nei rapporti con i creditori, l’aiuto e il sostegno finanziario.
4. Gli auspici
Vi incoraggio a promuovere nei soggetti economici e finanziari, in particolare le Banche, progetti di investimenti e promozione di libere iniziative che si assumano la responsabilità di una comunità e di un territorio.
Voi conoscete la sapienza che ispira l’uso del denaro:
- una maggior prudenza nel prestito per il consumo che spesso viene dato senza le necessarie valutazioni di reale sostenibilità degli impegni sul reddito futuro della famiglia richiesti;
- una maggiore considerazione dell’importanza della fiducia nelle persone superando l’approccio burocratico e impersonale che spinge a intraprendere azioni di recupero “disinvolte” del credito alle imprese e dei mutui delle famiglie;
- un’attenta valutazione nella cessione dei crediti in sofferenza delle imprese e delle famiglie che non riescono a pagare il mutuo. Perché non perdano insieme alla solvibilità bancaria la dignità perdendo il lavoro e la casa.
Sono riconoscente per l’azione della Consulta Nazionale Giovanni Paolo II che attraverso le 32 Fondazioni antiusura in tutte le regioni italiane aiuta le persone che sono entrate nella condizione di sovraindebitamento e pertanto rischiano di accedere a forme illegali di credito come l’usura.